Scuola in bilico tra l’autonomia differenziata e gli “scarti”

Editoriale a cura di Vittorio Venuti

L’autonomia differenziata è stata approvata il 19 giugno dopo una lunga maratona notturna. Non conoscendolo ancora, non abbiamo, adesso e qui, la pretesa di commentare il testo della leg­ge. Sappiamo, però, che è il frutto di un accordo, in particolare, tra Fratelli d’Italia e Lega: l’appro­vazione dell’Autonomia in cambio dell’approva­zione del Premierato. Un accordo che si confi­gura come un vero e proprio scambio di favori, anche al di là della bontà che si possa attribuire al testo e della sua effettiva necessità per il Paese. Ma tant’è!

Prima che si strattoni la scuola da una par­te o dall’altra, adattandola a politiche regionali con conseguente assoggettamento a ideologie di parte, facendo prevalere la logica dei LEP (Livel­li Essenziali di Prestazioni), sarà opportuno che si ripassino e si ribadiscano i principi costituzio­nali che sostengono il servizio scolastico assun­to dallo Stato come suo strumento e scopo sulla scorta di una volontà unificante della nazione. Di certo, il rilievo che viene dato ai LEP espone a criteri divisori se non ben considerati, ponderati e realistici.

Dobbiamo augurarci, se mai il progetto sarà attuato, che prevalga il buon senso e vengano posti criteri rispettosi delle differenze nell’ottica della comprensione e della sussidiarietà, anzi­ché della sanzione, della divisione, dell’egoismo campanilistico e dei privilegi fiscali. Ricordiamo, ancora con sgomento, che la visione da cui si è affermata l’autonomia differenziata, è stata quel­la della “secessione”.

La scuola è afflitta tra troppi mali e ha estre­mo bisogno di piegarsi su se stessa e riflettere per rinvenire la sua anima migliore, la sua ca­pacità di leggere le urgenze dell’attualità e dei bi­sogni di crescita dei suoi studenti, dall’infanzia a tutto il percorso di studi ed oltre, fortemente contribuendo al dispiegarsi della cittadinanza attiva con la quale tutti hanno il diritto e il dove­re di confrontarsi e modellarsi. Su questi aspetti segnaliamo il libro di Mario Maviglia e Laura Bertocchi dall’emblematico titolo “La scuola e i suoi scarti”, fresco di stampa per conto di  Eu­roedizioni, nel quale si raccontano le malattie della scuola, ovvero i suoi disagi, disfunzioni e insuccessi. Si tratta di un’opera meritoria che puntualmente e con estrema chiarezza conduce una diagnosi sull’attuale situazione della scuola italiana, ormai da troppo tempo soffocata per le “disfunzioni che derivano dalle azioni dei vari protagonisti dell’impresa educativa e che posso­no ripercuotersi negativamente sui processi di apprendimento e sull’organizzazione del servizio scolastico”, contribuendo a produrre “scarti”, tra i quali quella degli studenti è la categoria più de­licata e preoccupante.

Gli scarti, ricordano gli autori, sono i “ragazzi e le ragazze che vengono messi da parte (o che si mettono da parte) in quanto non conformi agli standard previsti e incapaci di esibire adeguate capacità e competenze”. Un fenomeno non così semplice da analizzare e non risolvibile se non si riflette con puntigliosa cura sulle cause stesse delle disfunzioni che finiscono per condizionare e deviare la crescita e le stesse esperienze scola­stiche degli studenti, pur a fronte del dettato che esorta la scuola a garantire il loro successo for­mativo riconoscendo e valorizzando le diversità dei singoli e le potenzialità che li caratterizzano (art. 4 DPR 275/1999).

La riflessione, orientata da una profonda con­sapevolezza e conoscenza della materia, si svi­luppa, pertanto, ad ampio raggio, accortamente corrispondendo alla logica della visione siste­mica, per cui il mal funzionamento anche solo di una componente dell’organizzazione innega­bilmente va a ricadere sul tutto. Alla luce di ciò, assume uno straordinario significato l’appunto sulla burocrazia che continua ad imperversare nella scuola, configurandosi come una vera e propria molestia, che appesantisce fortemente gli impegni dei docenti sottraendo loro tempo e serenità, e che ha espropriato, in gran parte, i dirigenti scolastici del ruolo di leadership educa­tiva e culturale. Una attenzione particolare viene rivolta alla dinamica relazionale tra le due figure apicali della scuola, DS e DSGA, dalle quali di­pende il funzionamento di tutti gli assetti dell’or­ganizzazione: una coppia che sarà positivamente determinante quanto più sapranno stimarsi e coordinarsi nel rispetto delle reciproche respon­sabilità.

Chiude il volume un capitolo particolarmen­te denso, appassionato e coinvolgente sul futuro della scuola: tuti i protagonisti del sistema scola­stico sono chiamati in causa perché si riconosca­no e vengano riconosciuti, dai decisori politici e da quanti hanno responsabilità dirette nella gestione del sistema d’istruzione, come parte attivamente preziosa ai fini del perseguimento della missione educativa e formativa che si repu­ta la scuola debba sostenere e perseguire, pena l’evidenza di un malfunzionamento che conti­nuerebbe a ripercuotersi malamente sul tutto, ancora continuando a generare scarti.

Pur nella sua cogente disamina dei mali del­la scuola, il libro non si propone come un atto d’accusa, ma come lucida analisi dei problemi che la scuola sta attraversando, e che richiedono “una concomitante e sinergica azione tra i vari soggetti istituzionali volta a modificare lo stato esistente delle cose”. Un lavoro comunque prege­vole da qualsiasi lato lo si voglia vedere e consi­derare, un lavoro che analizza e fa comprendere la drammaticità in cui si adagia la scuola, un te­sto la cui lettura si raccomanda a tutti quanti in essa e per essa lavorano e credono fermamente che ciascuno sia e possa essere, comunque, una parte del cambiamento che si auspica.

Gli articoli di questo numero:

Gianluca Dradi presenta “La nuova legge sul contrasto al bullismo e cyberbullismo”, n. 70 del 17 maggio 2024 ed entrata in vigore dal 14 giu­gno, che detta disposizione a tutela dei minori interessati dal fenomeno. La legge apporta mo­difiche alla Legge n. 71/2017, estendendo il suo perimetro di applicazione al fenomeno del bulli smo e ponendo l’accento sulle azioni di carattere preventivo e su una strategia di attenzione e tu­tela nei confronti dei minori, sia nella posizione di vittime sia in quella di responsabili di illeciti, privilegiando azioni di carattere formativo ed educativo.

La legge prevede che, nell’ambito della pro­pria autonomia, la scuola adotti un codice inter­no per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni del bullismo e del cyberbullismo e istituisca un tavolo permanente di monitoraggio, del quale fanno parte rappresentanti degli studenti, degli insegnanti, delle famiglie ed esperti di settore.

Giacinto Iannuzzi, in “Sperimentazione e trasformazione digitale” evidenzia che, oggi, i problemi più importanti della scuola siano de­terminati, prevalentemente, da due fattori: la trasformazione digitale e le nuove conoscenze fornite dalle neuroscienze affettive. Su questa scorta, si rileva l’importanza che la scuola ven­ga intesa, considerata, pensata, amministrata come soggetto e come oggetto di ricerca, così da indirizzare formazione e apprendimento verso obiettivi unitari di crescente complessità, anche attraverso l’elaborazione e la realizzazione di nuove ipotesi di sperimentazione metodologico-didattica.

Maria Rosaria Tosiani nel suo pezzo “La qualificazione delle istituzioni scolastiche come stazioni appaltanti” affronta una complessa pro­blematica derivante dall’’applicazione del nuo­vo codice dei contratti pubblici (d.lgs. n. 36 del 2023). Vi sono dubbi non ancora risolti generati dalla stessa ANAC con il comunicato del 17 mag­gio 2023 in cui si avvisava che contestualmente all’avvio del sistema di qualificazione alla data del 1 luglio 2023 sarebbe intervenuto il blocco del rilascio del CIG per le stazioni appaltanti non qualificate. La questione della qualificazio­ne si pone, in particolare, per i contratti relativi all’affidamento di servizi in concessione quali, ad esempio, la somministrazione di alimenti e bevande mediante distributori automatici, trat­tandosi inequivocabilmente di contratto di con­cessione ed a norma di quanto previsto dall’art. 5 dell’allegato II.4 del D.LGS 36/2023 “ai fini dell’affidamento e dell’esecuzione dei contratti di concessione e di partenariato pubblico pri­vato di qualsiasi importo, le stazioni appaltanti devono possedere almeno una qualificazione di livello SF2 e garantire la presenza di un soggetto con esperienza di tre anni nella gestione di piani economici e finanziari e dei rischi.

Vittorio Trifoglio tratta de “La nuova cer­tificazione delle competenze: un’analisi del D.M. 14 del 30 gennaio 2024”, che ha proposto nuovi modelli per scuole statali e paritarie del primo e secondo ciclo di istruzione e CPIA, avendo l’obbiettivo di rispondere alle esigenze emergen­ti dalla società contemporanea, in linea con le direttive europee e le raccomandazioni interna­zionali, inserendosi nel più ampio quadro del­la riforma dell’orientamento prevista dal PNRR (Riforma 1.4 “Riforma del sistema di orienta­mento” della milestone M4C1.5), che permette non solo di conformare i modelli al Quadro eu­ropeo delle competenze chiave per l’apprendi­mento permanente definito dalla Raccomanda­zione del Consiglio dell’UE del 22 maggio 2018, ma anche di raccordare i diversi modelli di certi­ficazione rendendo coerenti i differenti approcci, a seconda se ci si riferisca all’obbligo d’istruzione o al termine del percorso del secondo ciclo.

Antonietta Di Martino, sotto il titolo “L’E­ducazione Civica nelle scuole italiane”, mette a fuoco “la Storia dell’educazione civica e delle sue metamorfosi all’interno del curricolo scolastico” a partire dalla legge n. 92 /2019, che ha reintro­dotto l’insegnamento dell’educazione civica ri­conoscendone il valore formativo, in un viaggio riepilogativo che si sviluppa dai programmi per l’istruzione primaria del 1955 (cd Programmi Ermini), parallelamente ponendo attenzione alla evoluzione delle competenze sociali e civi­che in Europa a far data dal 2006. In chiusura la focalizzazione dell’attuale insegnamento dell’e­ducazione civica.

Filippo Sturaro, nel suo articolo “Condizio­ne di disabilità, valutazione di base e accomoda­mento ragionevole nel nuovo decreto che modifica la legge n.104 del 1992” propone un commento argomentato sul nuovo Decreto Legislativo n. 62 del 3 maggio 2024 recante definizione della con­dizione di disabilità, della valutazione di base, di accomodamento ragionevole, della valutazione multidimensionale per l’elaborazione e attuazio­ne del progetto di vita individuale personaliz­zato e partecipato. Il decreto entrerà in vigore il prossimo 30 giugno 2024.

Mario Di Mauro, per la Scuola in Europa, propone “Una vera e propria storia dell’istruzio­ne pubblica quella della Grecia antica per l’Euro­pa di oggi”, prendendo spunto dall’approvazione, da parte del Parlamento greco, della legge che istituisce le università private nel paese; un prov­vedimento inatteso quanto problematico, che ha visto insieme giovani e meno giovani unirsi nel protestare in forze e a lungo contro il governo e la sua decisione di sottomettersi agli interes­si di pochi invece che rispettare un diritto allo studio per tutti. Un caso non unico in Europa e tale da mettere in crisi la cosa pubblica rispetto

a quella privata, non solo più efficiente e mirata ma anche perché sorretta da investimenti e sov­venzioni provenienti da attori internazionali del mercato libero.

Francesco Nuzzaci,per la rubrica la scuola nella giurisprudenza nel suo contributo, pone l’interrogativo “Costituisce impedimento all’ac­cesso al ruolo di dirigente scolastico il mancato superamento di un precedente periodo di prova?”. Un caso emblematico che analizza la delibera­zione n. 15 dell’8 gennaio 2020, con la quale la Sezione regionale della Corte dei Conti dell’E­milia-Romagna ha ricusato il visto e la registra­zione del decreto, emesso dall’Ufficio scolastico regionale, contenente il conferimento d’incarico a una docente vincitrice dell’ultimo concorso: ciò per gli effetti preclusivi del mancato supera­mento del periodo di prova nella (diversa) isti­tuzione scolastica assegnatale dopo la vincita del precedente analogo concorso.

Alessandra Morazzano, per I Casi della Scuola, illustra la situazione di un “Aspirante a posto di collaboratore scolastico socio accoman­dante di una S.a.s. a conduzione familiare”. Nel caso specifico, quali saranno le azioni del diri­gente scolastico, considerato che l’art. 60 del DPR n. 3/1957 vieta all’impiegato di esercitare il commercio o assumere impieghi alle dipenden­ze di privati?

Vittorio Venuti, per Appunti di Psicologia, propone “La cura dei sensi per favorire l’appren­dimento” esortando gli insegnanti ad aver più attenzione verso il modo in cui gli alunni utiliz­zano i sensi (non solo i cinque cui facciamo abi­tualmente riferimento) facendoli dialogare tra loro. I sensi intercettano e definiscono percorsi che favoriscono e producono apprendimento se­condo una logica evolutiva che tiene conto della loro apertura sul mondo e sulle esperienze che ciascun individuo si trova a vivere. Non ascol­tiamo e non vediamo solo con le orecchie e con gli occhi, ma con tutto il corpo in virtù della ca­pacità cognitiva di cui ciascuno fruisce, capacità “ombra” destinata ad evolvere incessantemente.

Vincenzo Casella, per Sportello assicurativo, presenta la situazione che si viene a determinare con “I festeggiamenti degli studenti in occasione dell’esame di maturità”. Si prospetta il caso di do­cente che scivola sul selciato reso scivoloso, ri­portando la frattura del polso. È ipotizzabile una responsabilità diretta della scuola nell’evento in questione e, in questo caso, la polizza integrativa risarcisce il danno?

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