La sovranità scolastica
Editoriale di Ivana Summa
In queste ultime settimane si fa un gran parlare di sovranità e mi è venuto spontaneo utilizzare questo termine a proposito dell’istituzione scuola, perché il territorio della scuola, pur essendo a disposizione di tutti i cittadini, è dominio di chi la frequenta e, in primis, i due soggetti senza i quali la scuola non esisterebbe: gli alunni e gli insegnanti. E la scuola ha il diritto di rivendicare il proprio ruolo nel realizzare il merito e l’inclusione perché - come argomenta in modo ineccepibile la nostra maestra - la scuola rifiuta di selezionare gli alunni in base a criteri che sono estranei alla sua stessa funzione. Ma leggiamo insieme la lettera.
Una domenica sera di fine ottobre ho ricevuto una lettera dalla maestra Elena Cecchini, anzi, come dichiara in premessa, da una “semplice maestra che crede ancora che chi va a scuola si meriti una vera e bella scuola, in cui ciascuno abbia il desiderio di sperimentarsi ed essere felice”.
Questo evento ha risolto magicamente il mio problema: cosa dire nel mio editoriale? E come dirlo? Da qualche settimana a questa parte tutti i nostri maître à penser sono intervenuti su questo tema, affrontandolo da diverse prospettive e, onestamente, io non mi sentivo di aggiungere altro. Ma quando mi è arrivato il dono della maestra Elena, ho subito compreso che mi mancava la prospettiva della scuola, di un insegnante che ha sentito l’esigenza di dire con parole sue, semplici ma potenti, ciò che pensa.
<Secondo il dizionario Treccani, la parola Merito indica “il diritto che con le proprie opere o le proprie qualità si è acquisito all’onore, alla stima, alla lode, oppure a una ricompensa (materiale, morale o anche soprannaturale), in relazione e in proporzione al bene compiuto (e sempre sulla base di un principio etico universale che, mentre sostiene la libertà del volere, afferma la doverosità dell’agire morale)”.
Dunque, il MERITO è un DIRITTO, un diritto basato sulle proprie opere e sulle proprie qualità.
In questa ottica la Scuola ha il DIRITTO e DOVERE di favorire ogni percorso e attività affinché gli alunni abbiano la POSSIBILITÀ di sperimentare le personali CAPACITÀ, di poter trovare la propria strada per sperimentare le proprie peculiarità e realizzare le proprie opere, grazie a una formazione graduale, in itinere che rispetti i tempi e le diverse modalità di apprendere.
Sempre in questa ottica quindi, il MERITO non può essere valutato su prove standardizzate che inquadrano un ragazzo in una scala, poiché il MERITO è il DIRITTO di applicare le proprie qualità e realizzare le proprie opere. Di conseguenza l’istruzione ha il DOVERE di fornire le OPPORTUNITÀ affinché tutti possano raggiungere i MERITI desiderati, non in relazione a quelli di altri, ma in relazione alle potenzialità, alle diversità, ai molteplici canali di apprendimento.
Aprendo questo tipo di sguardo, per ora solo scritto o declamato in varie riforme, corsi di formazione, linee guida, ecc..., ma ancora poco concretizzato, allora io sì, ci sto alla SCUOLA del MERITO!
I miei alunni: eccoli! Mario, con una diagnosi L. 104, si merita un corpo docenti che lo accompagni in tutte le sue conquiste, si merita insegnanti preparati e un docente specializzato competente.
Alexia, arrivata da poco in Italia, per età inserita alla seconda classe secondaria di primo grado (medie! Quei punti medi mancano tantissimo), si merita insegnanti che non si preoccupino di come potrà svolgere le prove INVALSI e le verifiche a tappeto preparate nell’istituto, ma si merita insegnanti che sappiano accoglierla e attendere che poco per volta impari l’italiano, che trovi punti di riferimento, fiducia nel gruppo classe di coetanei e docenti, mentre questi ultimi cercano di conoscere la sua lingua e i suoi interessi.
Gilda, Giacomo e Giuseppe, alla scuola primaria, merita di “avere tempo”, di poter procedere un passo alla volta, di metterci anche mezz’ora in più e non di dover chiudere il quaderno perché arriva un’altra maestra. Un entra ed esci continuo e ognuno procede in un ambito a sé come fossimo in una catena di montaggio: loro meritano il recupero dell’identità della scuola primaria, anzi elementare, in cui, mentre i compagni terminano di colorare, di svolgere in autonomia la lettura o un qualunque esercizio, possono avere uno sguardo più lungo che li porti a capire e terminare l’attività e non per questo essere etichettati con un qualche disturbo.
Francesco, con un deficit motorio grave, MERITA che la sua classe, docenti e compagni, decidano una uscita scolastica e un viaggio di istruzione, con una organizzazione chiara e definita in ogni momento, in modo che possa serenamente e giustamente partecipare!
Michael, alunno il cui consiglio di classe ha creduto necessario indicarlo come ragazzo con BES, si merita un percorso che tenga realmente conto delle sue problematiche e che faccia leva sulle sue potenzialità.
Daniele, con valutazione di DSA, si merita il superamento di didattiche stantie, volte esclusivamente a un unico canale comunicativo. Ciò non significa che tutto sia da buttare, ma tutto si può riformulare e rivedere attraverso nuovi strumenti inclusivi per tutti!... .
Ogni singolo alunno, dalla scuola dell’infanzia alla scuola secondaria, fino all’università, MERITA considerazione, MERITA di essere guardato come persona e la scuola ha il DOVERE di proporre attività per tutti, utilizzando strategie di insegnamento molteplici.
Dovremmo non dimenticare mai che il tanto acclamato successo scolastico (il termine successo già di per sé non andrebbe nemmeno utilizzato a scuola) non è sinonimo di affermazione certa nel percorso successivo di lavoro o di vita.
Allo stesso modo la scuola deve seriamente riflettere sulle chiusure, sulle etichette, sulla poca considerazione che dà ad alunni non corrispondenti ai canoni di bravo a scuola... che poi fino ad ora bravo a scuola significa sempre e solo essere bravo in italiano, matematica e ripetizione di discipline, la maggior parte delle volte attraverso apprendimenti non significativi e durevoli nel tempo, ma esclusivamente finalizzati alla verifica-voto, o all’interrogazione-voto!
La scuola per sua natura non dovrebbe neppure utilizzare sigle, ma essere, nella sua identità, inclusiva di tutte le meravigliose diversità di ciascuno.
La scuola che punta al MERITO, in questa accezione, non è la scuola che fa la media matematica dei voti!
La scuola non può valutare la prestazione in riferimento a delle prove, senza osservare impegno e interesse, senza tentare altre strade. La scuola non può andare avanti a gamba tesa, perché accade che chi ce la mette tutta, ma fa fatica, o spesso anche quelli più volenterosi, si demotivano e si scoraggiano.
Si pretende che le classi siano battaglioni che marciano tutte allo stesso passo.
Ci sono realtà in cui, se sei un cavallo da corsa dall’inizio alla fine bene, altrimenti peccato, resti indietro.
La scuola del MERITO dovrebbe aver a cuore i miglioramenti e valorizzarli, e allo stesso tempo capire come mai Pierino invece proprio non riesce a compiere quel passo... .
E adesso si levano le voci dei difensori dei “bravi”!
Tranquilli che i “bravi” avranno sempre una degna considerazione, e resteranno sempre un fiore all’occhiello, ma con la serenità che loro possono essere bravi anche senza di noi! Non è solo nostro il merito, ma di un contesto ben più ampio!
-Ai bravi serve un premio speciale- Sì, lo credo anche io, ma penso sia quello di far scattare in loro la consapevolezza e l’onore di poter mettersi a disposizione per aiutare i compagni nel loro percorso!
Wow! Un premio importantissimo:- Sei così bravo, un orgoglio per noi insegnanti, che ti chiediamo aiuto, ti chiediamo di metterti a disposizione. Tu potresti essere più capace di noi insegnanti a spiegare questo argomento al tuo amico. Puoi utilizzare tutti gli strumenti che ritieni utili: smartphone, pc, schemi, audio, fogli, penne, ciò che vuoi.
Non serve competere per affermarsi, ma è necessario collaborare.
Non credo che il MERITO sarebbe un errore se non si facessero paragoni fra alunni diversi!
La scuola non può e non deve avere il compito di selezionare persone, non ha il compito di individuare i migliori. Poi migliori sulla base di che cosa? Migliori per chi? Migliori in relazione a cosa?
Le macchine possono essere testate a rispondere e corrispondere a determinati parametri, le persone si MERITANO di sviluppare le proprie POTENZIALITÀ e di svilupparne altre. Se la Scuola continua a premiare solo le capacità linguistiche o matematiche, allora la scuola non è in grado di considerare, sviluppare, stimolare e valutare tutte le capacità di un ragazzo. Troppo spesso e da troppo tempo viene dato valore solo ai saperi linguistici e matematici, ma a capacità pratiche, creative, a empatia, impegno e resilienza no. Moltissimi ragazzi sbocciano fuori dalla scuola, da quella scuola che non è stata in grado di capirli e valorizzarli.
Quindi ben venga la scuola del MERITO, ma il MERITO che si può trarre da ciascuno: la scuola non seleziona, la scuola ha in sé il potere maieutico di tirar fuori il meglio che ciascuno può dare.
La scuola non prepara macchine da valutare e livellare, ma accompagna alla ricerca del proprio posto nel mondo, perché tutti ne MERITANO uno.
E sia chiaro che tutto ciò non significa rinunciare alla qualità, al far scuola! Anzi, questi MERITI darebbero il giusto senso alla scuola stessa!
Si potrebbe aprire una simile riflessione sui MERITI di chi lavora per la scuola, ma questo è un altro grande argomento!>
Ritengo che non ci sia nulla da aggiungere, almeno da parte mia. La rivista cerca di dare il proprio contributo di riflessione e di supporto a docenti e dirigenti scolastici, attraverso contributo scritti prevalentemente proprio da docenti e dirigenti. Anche questa è una questione di sovranità, cioè di diritto di parlare e di farsi ascoltare.