Che bisogno c’è di una scuola che guardi al passato?

Editoriale a cura di Vittorio Venuti

Diceva il poeta Robert Frost: “Non cercare mai di abbattere uno steccato fino a quando non conosci la ragione per cui è stato costruito”.

Diciamocelo chiaramente: è sufficiente dare un’occhiata di sfuggita alla scuola per decidere di volerla cambiare e di darle un nuovo indirizzo ponendolo sullo sfondo di una ideologia dai risvolti nostalgici, priva di un impianto unitario e senza una visione chiara delle potenzialità legate al complesso quadro evolutivo degli alunni e degli studenti?

Un progetto ambizioso di riforma, come quello delineato dalle Nuove Indicazioni Nazionali 2025 per la Scuola dell’infanzia e del Primo ciclo di istruzione, precipitato all’improvviso come “Materiali per il dibattito pubblico”, non può immaginarsi senza un preambolo, senza studi, senza analisi, senza un corpo di riflessioni che evidenzi carenze e limiti a fronte di mutate esigenze sociali e psicopedagogiche. Una proposta di riforma non può cadere dall’alto. Una proposta di riforma così importante esige che si faccia prima un rilievo approfondito della situazione così come appare e di come corrisponda alle esigenze di una società in continua trasformazione, favorendo un confronto con chi nella scuola lavora e le dà sostanza rigenerandola ogni giorno, i soli a potersi esprimere sui limiti dell’attuale sistema ed eventualmente fornire indicazioni su aggiustamenti e modifiche. Niente di tutto questo! Cosicché sembra di trovarsi davanti ad un documentato elaborato sulla scorta di una ideologia verso cui far convergere giustificazione e contenuti.

Non c’è da stupirsi se il mondo della scuola e della ricerca ha rifiutato le Indicazioni Nazionali 2025, un progetto di cui non si riesce ad apprezzare un impianto unitario e nel quale si leggono azzardi pedagogici e didattici che sembrano ritagliati da reminiscenze scolastiche personali, ma scollegati dallo stato attuale della scuola. La scuola di oggi ha bisogno di essere rinnovata, indubbiamente. Lo si riconosce da tempo ormai, ma ci si aspetta di poterlo fare con chiarezza e nel modo più partecipato possibile, dopo un’attenta valutazione dell’esistente; in ogni caso, una scuola che eredita dall’oggi per rispondere meglio alle nuove richieste della società e all’opportunità di utilizzare più appropriatamente le indicazioni che provengono dallo sviluppo irrefrenabile delle tecnologie informatiche. Uno sviluppo che guardi avanti.

Così come è articolata, la proposta di riforma non solo non coinvolge e non ispira, ma non mostra attenzione alla scuola di oggi per introdurla verso un percorso migliorativo. Peraltro, non si può assumere a consultazione il tardivo questionario predisposto per una rapida inchiesta tra il personale, strategicamente elaborato in modo da rigettare le possibili espressioni di dissenso.

Cosa intendeva Robert Frost? Intendeva sottolineare che tutto si può modificare, a patto di non sconvolgere un impianto se non si ha conoscenza del perché sia stato costruito in quel modo, in quel luogo e in quel tempo. È il minimo che si possa chiedere. In sintesi: non si apprezza su quale conoscenza della storia della scuola si fondi la proposta, delle vicende che ne hanno segnato lo sviluppo, della sua complessa organizzazione, dell’impianto psicopedagogico che la definisce, comunque esito di un confronto a più voci, che si è periodicamente rinnovato

Inoltre, si consideri che, ad ogni cambio di legislatura, la scuola si trova a dover fare i conti con una volontà politica volta ad azzerare il sistema d’istruzione per reiventarlo in tutto o almeno in parte. Il che non fa per niente bene alla scuola.

Gli articoli di questo numero: 

Mario Maviglia introduce presentando la prima parte de “Il nuovo sistema di valutazione dei dirigenti scolastici”, del quale conduce un’analisi puntuale per delinearne le caratteristiche principali, ma anche per mettere in luce i problemi di gestione e gli aspetti critici, oltre che individuare le differenze rispetto al passato. Il filo conduttore della trattazione si dipana a partire dalla Direttiva 21/02/2025 n. 28, nella quale si sottolinea che il sistema di valutazione dei DS deve essere finalizzato ad una valutazione oggettiva e trasparente dei risultati individuali conseguiti sulla base degli obiettivi chiaramente definiti e misurabili, nonché dei comportamenti organizzativi e professionali. Nel contributo si entra nel merito della questione cercando di capire attraverso quale meccanismo si possa garantire una valutazione “oggettiva e trasparente”, problema che per anni ha impegnato le esperienze sperimentali precedenti.

Filippo Cancellieri incentra le sue riflessioni su un punto caldo delle novità riformatrici del MIM: “Il ritorno del voto di condotta nella secondaria di I grado”, che, prevedendo la “non ammissione” per chi non raggiunge la soglia dei sei decimi, recupera la svolta sanzionatoria e autoritaria risalente alla riforma Gentile e disarticolata nel 1977 dalla Legge 517, per ripresentarsi con la riforma Gelmini (Legge 169/2008), a sua volta resa inefficace dal decreto 62/2017. Da lì una pausa che ancora viene cancellata dall’approccio rigorista della recente Legge 150/2024. Ancora una volta non si tiene conto del fatto che il contesto scolastico è quello in cui, con adeguati supporti, si possono meglio affrontare le dinamiche che possono determinare aggressività, violenza, bullismo e che espungere questi fenomeni nell’extrascolastico limita ogni possibilità di recupero, alimentando marginalità e devianza minorile, con i relativi costi umani e sociali.

Michela Lella si sofferma su “Nuove Indicazioni e culture educative”, specificamente richiamando il paragrafo intitolato “Scuola che sa creare culture educative” inserito nella bozza delle Nuove indicazioni 2025, e dove si fa sostanziale riferimento alla scuola che svolge il ruolo di presidio dell’umanesimo, dimenticando che ogni istituzione scolastica crea la propria immagine facendo leva sulla pluralità, accogliendola, interpretandola e sforzandosi di compiere al meglio il proprio mandato. A ben riflettere, le Indicazioni 2025 tendono all’esaltazione di una “scuola conformista consacrata a riprodurre acriticamente una visione del mondo impostata a priori”.

Gianluca Dradi, per facilitare i lavori delle commissioni degli esami di Stato nel secondo ciclo nel suo pezzo: “Operazioni connesse con lo svolgimento degli esami di Stato del secondo ciclo”, propone uno schema riassuntivo delle attività necessarie per lo svolgimento dell’esame. L’autore inoltre fornisce alcuni esempi di possibili criteri per l’attribuzione del punteggio integrativo e della lode.

Antonietta Di Martino tratta della “Salute e sicurezza nei curricoli scolastici”, in ragione del fatto che la scuola può essere considerata, a pieno titolo, come uno degli attori del sistema di promozione della salute e sicurezza. La scuola, in effetti, in materia di salute e sicurezza ricopre un doppio mandato: quello comune a tutti i luoghi di lavoro e quello derivante dalla sua missione specifica, che riguarda la promozione di una diffusa cultura della sicurezza e salute per la formazione dei futuri cittadini/lavoratori. Nel contributo si riportano i riferimenti di competenze e obiettivi di apprendimento riconducibili alla salute e sicurezza, all’interno dei curricoli scolastici della Scuola dell’Infanzia, del Primo Ciclo, del secondo Ciclo – Isituti Professionali, dello Statuto degli Studenti.

Tullio Faia, in prossimità della chiusura di questo anno scolastico tratta “La valutazione degli alunni diversamente disabili”. L’autore chiarisce che relativamente agli alunni in condizione di disabilità, a garanzia del diritto allo studio di tutti e di ciascuno, è necessario tenere in conto di particolari strumenti quali: il profilo di funzionamento (“In via transitoria, laddove non sia stato ancora redatto il Profilo di funzionamento, la predisposizione del PEI tiene conto della diagnosi funzionale e del profilo dinamico funzionale, ove compilato” (D.I.153/2023; Nota MIM 1690/2024; Nota MIM 1718/2024); il piano educativo individualizzato (PEI) e la tipologia di programmazione (ordinaria, personalizzata e differenziata) e il progetto individuale.

Antonio Di Lello scioglie eventuali dubbi circa la “Validità dell’anno scolastico per la valutazione degli alunni nella scuola secondaria di primo e secondo grado” richiamandosi al comma 7 dell’art. 14 del D.P.R. 22/06/2009, n. 122, non abrogato e ancora in vigore, circa la validità dell’anno scolastico ai fini della valutazione degli alunni della scuola secondaria di primo e secondo grado. In merito alla frequenza, la norma precisa che debba essere di almeno tre quarti dell’orario annuale “personalizzato per la validità dell’anno scolastico, tenendo presente la varietà delle tipologie dei quadri orario previste nei diversi ordinamenti. Il contributo evidenzia importanti informazioni, precisazioni e interpretazioni di merito.

Mario Di Mauro, per La Scuola in Europa, propone il seguente interrogativo: “Obbligo, confronto o intesa lo storico rapporto scuola-famiglia tra i paesi europei oggi?”. Ad essere centrale in un modo o nell’altro è ancora l’educare in ogni sua forma e prospettiva, ed è la scuola a doversi fare sempre più responsabile in ogni confronto sul suo stesso operare sin dall’interrogarsi su quale sia il ruolo sociale della famiglia nell’attuazione dei suoi progetti educati vi parentali. Nonostante le così tante mutazioni succedutesi, da quelle fisiche e biologiche a quelle antropologiche e culturali che hanno reso i legami famigliari un bisogno di reciprocità, è ancora in corso la ricerca sulle ipotesi di senso del rapporto tra famiglia e scuola, caratterizzazione in sé tanto intricata quanto elusiva. A far riflettere oggi è l’enorme quantità di ricerche in corso sull’incidenza del ruolo che i legami tra famiglia e scuola rivestono sullo stesso rendimento di un adolescente, e non solo sul piano di quello accademico ma anche su altri piani, siano comportamentali o di adattamento sociale.

Vittorio Venuti, per la rubrica di Psicologia della gestione, tratta de “Il potere delle parole nelle relazioni interpersonali”, con l’avvertenza di scegliere e usare bene le parole, che possono essere pietre oppure carezze a seconda di come vengono pronunciate, indirizzando le relazioni interpersonali fino a decretarne il successo o il fallimento. Le parole, per quanto e per cosa si esprimano all’interno di una relazione, non sono mai neutre, e se possono sembrare neutre le parole scritte, in realtà neanche queste lo sono mai agli occhi di chi legge. Scritte o pronunciate, le parole suscitano stati d’animo. Anche una semplice comunicazione di servizio, nel momento in cui esprime un contenuto, suscita una risposta, una presa di posizione, un commento in chiunque la legga. Le parole che utilizziamo siamo noi, ci rappresentano.

Maria Rosaria Tosiani per la rubrica i casi della scuola si sofferma su “La questione del fondo per la valorizzazione del personale. È ancora necessario il comitato di valutazione?”. Il bonus come si ricorderà era stato istituito dalla Legge n. 107/2015 (cd. Buona Scuola) per la finalità di valorizzare il merito del personale docente. Successivamente il fondo è stato destinato a remunerare le prestazioni di tutto il personale scolastico divenendo materia di contrattazione d’istituto. L’applicazione che è stata data nel corso degli anni non sempre è stata uniforme nell’ambito delle istituzioni scolastiche dove si sono seguito orientamenti sempre diversi.

Vincenzo Casella, per lo Sportello Assicurativo, propone il caso di “Smarrimento del bagaglio durante il viaggio di istruzione”, a fronte del seguente quesito: “In occasione del rientro aereo da un viaggio di istruzione, i bagagli di alcuni nostri studenti sono stati danneggiati e uno è stato smarrito”. La polizza di assicurazione scolastica indennizza il danno? Le migliori formule assicurative operanti in ambito scolastico prevedono, nel ramo assistenza, anche la copertura per lo smarrimento o il danneggiamento del bagaglio. Ci sono comunque, osservazioni di cui tener conto.

La Casa Editrice Euroedizioni Torino S.r.l. è una società che si occupa prevalentemente di problemi organizzativi e gestionali delle scuole di ogni ordine e grado, sia sotto l'aspetto pedagogico-didattico che sotto quello amministrativo-contabile; a tal fine fornisce informazioni, consulenza, riferimenti interpretativi, formazione anche on line, supporti operativi, edizione di testi per la gestione delle istituzioni scolastiche, manuali per la preparazione ai concorsi del personale scolastico. 

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