Autorevolezza impossibile… o quasi

Editoriale a cura di Vittorio Venuti

La scuola è in crisi da un bel po’ di tempo, gran parte degli insegnanti è scoraggiata, con livelli di ansia in crescita. Uno studio condotto su circa 2.000 insegnanti italiani denuncia che l’85% riferisce livelli di stress pari o superiori a 7 su 10, con punte di 8 per la metà degli intervistati. Si può quindi parlare di uno stress cronico e diffuso, incistato nel sistema, le cui cause appaiono essere:

La burocrazia scolastica, definita come “opprimente” (punteggio 7,4/10), che sottrae tempo ed energie alla didattica e distrae gli insegnanti dal loro compito specifico che è l’insegnamento.

Le relazioni professionali che si sono fatte sempre più complesse con dirigenti, colleghi e famiglie (tra 4.4 e 5.6/10). A patirne di più sono i docenti della scuola primaria, sradicata da un discutibile processo di “secondarizzazione”.

Il mancato riconoscimento della figura docente, che lamenta scarsa considerazione anche dalla politica ministeriale, un trattamento economico ai limiti dell’indigenza (3.8/10), una disattesa crescita professionale (2.98/10).

Il progressivo tramonto del prestigio sociale, la politica ministeriale riguardo ai veri problemi della scuola: retribuzioni che da oltre un decennio si incrementano con aumenti di pochi offensivi (oltre che risibili) euro ed il carico di lavoro sempre più consistente e in buona parte inutile, hanno assunto un peso non sostenibile, andando a minare la salute mentale degli insegnanti, con una ricaduta maggiore su quelli della scuola primaria, in preda ad una crisi di identità e gravata, in genere, dalla presenza di bambini che “non sono più i bambini di una volta”, normalmente in maggioranza educati e normalmente calmi e sensibili ai richiami. A parte le situazioni felici, si hanno spesso classi con, anche, maggioranza di bambini di recente immigrazione (con tutti i problemi che ne conseguono); ma ci sono anche situazioni che inseriscono più bambini con disabilità e bambini per loro conto con problemi comportamentali o iperattivi o poco sensibili all’ordine e al richiamo. Insomma, l’autorevolezza, questa qualità personale che si guadagna attraverso la competenza, il rispetto, l’attenzione, l’integrità e il comportamento coerente con quel che si dice e si professa, la capacità di risolvere problemi e che induce gli altri a seguire volontariamente, per gran parte dei docenti è naufragata malamente e non si intravvedono, al momento, possibilità reali di recupero, stante la situazione delle classi, che sembrano organizzate proprio per non assicurare un lavoro di qualità, se non in quelle situazioni in cui si ha la fortuna di docenti appassionati e preparati, che reggono, seppure con fatica ed alto spirito di sacrificio, situazioni comunque difficili.

E allora? Come si fa a recuperare autorevolezza, nella situazione che la scuola sta vivendo e che, spesso, suggerisce la rassegnata considerazione che della scuola importi poco all’apparato che gestisce il sistema scolastico? Certo ci sono spunti che vorrebbero sanare la situazione, ma appaiono per lo più velleitari, condizionati da assunti ideologici che non si basano su una vera analisi della questione sulla quale vorrebbero incidere e condizionati dalla regola “a saldi invariati”. Così la scuola si morde la coda, e l’insegnante, pur capace di autorevolezza, si trova spiazzato e costretto ad assumere un comportamento dettato dalla necessità di sopravvivere in un contesto che si potrebbe definire squassato.

Molto chiara la visione del pedagogista Daniele Novara che, in un post su un social, tra l’altro afferma: “L’autorevolezza nasce da una precisa competenza educativa e metodologica, dalla capacità di gestire relazioni e processi di apprendimento, non semplicemente da una disponibilità caratteriale o da un atteggiamento più o meno affabile. L’insegnante non può più essere visto come il semplice depositario della propria materia, ma piuttosto come un esperto delle dinamiche educative, capace di organizzare l’apprendimento tra ragazzi e con i ragazzi. Negli ultimi decenni queste capacità si sono progressivamente indebolite, sia perché la società stessa ha messo in discussione le figure adulte di riferimento, sia perché la scuola si è trasformata in un luogo sempre più burocratico, oberato da adempimenti, carteggi ed etichette, e meno centrato sul lavoro vivo con gli studenti. Certo, ci sono tanti insegnanti che sanno far diventare la scuola un’esperienza di crescita e va anche detto che non abbiamo indagini comparative sull’aumento delle aggressioni nei confronti dei docenti. Spesso si tratta di percezioni e narrazioni mediatiche. Tuttavia, rimane la necessaria professionalizzazione pedagogica dei docenti. È questa l’unica variabile che può restituire credibilità alla figura dell’insegnante, non certo il ricorso alla nostalgia dei “bei tempi andati”, che poi non erano neanche così belli”.

Oltre a questa “necessaria professionalizzazione pedagogica dei docenti” è indispensabile che si affrontino i nodi strutturali della scuola, che si abbia fiducia negli insegnanti e se ne abbia cura veramente, perché, volenti o no, si trovano a dover gestire il destino stesso degli alunni che la frequentano.

Gli articoli di questo numero:

Maria Rosaria Tosiani propone una riflessione operativa su “Il programma annuale E.F. 2026 – La programmazione delle risorse finanziarie” a seguito delle indicazioni per la predisposizione del PA per l’anno 2026 che il ministero ha diffuso con la nota prot. 9110 del 30/09/2025, anche assegnando le risorse finanziarie su cui le scuole possono contare per pianificare le attività da realizzare nel prossimo esercizio finanziario. Salvo proroghe, il PA 2026 deve essere predisposto dal Dirigente Scolastico, con la collaborazione del DSGA e proposto dalla Giunta Esecutiva al Consiglio di Istituto ed ai Revisori dei Conti entro il 30 novembre 2025, quindi approvato dal Consiglio di Istituto entro e non oltre il 31/12/2025

Antonietta Di Martino tratta degli “Interpelli in materia di salute e sicurezza sul lavoro”, quesiti che possono essere formulati per ottenere chiarimenti sull’applicazione della normativa sul tema, approfondendo e fornendo le specifiche per l’utilizzo di tale utile strumento, che offre supporto ai datori di lavoro e a tutte le figure coinvolte nella gestione e controllo della sicurezza nei luoghi di lavoro. Si riporta anche il recente quesito relativo ai percorsi formativi in materia di sicurezza per i docenti delle scuole di ogni ordine e grado e delle Università e la risposta della Commissione.

Pasquale Annese incentra l’intervento sulle “Deroghe al principio di rotazione nelle procedure di affidamento diretto”, principio che trova applicazione solo nelle procedure sotto soglia, e che, nel nuovo codice dei contratti pubblici prevede il divieto di affidamento e aggiudicazione di un appalto al contraente uscente nei casi in cui due consecutivi affidamenti abbiano a oggetto una commessa rientrante nello stesso settore merceologico, oppure nella stessa categoria di opere, oppure nello stesso settore di servizi.

Rocco Callà discetta su “La contrattazione del fondo per il miglioramento dell’offerta formativa anno scolastico 2025/2026”, trattando gli adempimenti e le regole a cui attenersi nella contrattazione delle risorse destinate al personale dipendente. Con il rinnovo del nuovo CCNL del comparto scuola 2019/2021 bisogna ora fare riferimento alle norme in esso contenute e in particolare all’art.30 che disciplina modalità e materie della contrattazione d’istituto. Si evidenzia che la contrattazione integrativa è finalizzata alla stipulazione di contratti che obbligano reciprocamente le parti: quella pubblica e quella sindacale.

Gianluca Dradi richiama l’attenzione su “L’intelligenza artificiale nelle scuole: le linee guida ministeriali”, significativamente sottolineando che l’introduzione della IA nella scuola rappresenta una delle sfide più significative e promettenti del nostro tempo. A tal proposito, il Ministero dell’Istruzione e del Merito, con le linee guida, cerca di orientare questa trasformazione digitale, delineando un percorso strutturato che mette al centro la responsabilità etica, la sicurezza dei dati e l’efficacia pedagogica.

Maria Rosaria Tosiani nel suo intervento “Le difficoltà nel pianificare i viaggi di istruzione per l’anno 2025/2026” rileva gli aspetti critici presenti quest’anno nella organizzazione dei viaggi di istruzione per quanto riguarda la ricerca degli operatori economici per gli affidamenti superiodi a 140.000 euro.

Luca Mattiocco con l’articolo “Sono possibili gli acquisti su Amazon con carta di credito?” analizza la possibilità per le scuole di effettuare acquisti diretti online, anche tramite Amazon, quando i beni o servizi non sono reperibili sul MEPA o risultano troppo costosi. Spiega il quadro normativo che consente tali operazioni sotto soglia, richiamando il D.Lgs. 36/2023 e il D.I. 129/2018. Approfondisce le regole sull’uso della carta di credito intestata alla scuola e le procedure di tracciabilità e acquisizione del CIG. Evidenzia infine come piattaforme tipo Amazon Business o convenzioni ASMEL possano garantire acquisti efficienti, trasparenti e conformi alla legge.

Mario Di Mauro, per la Scuola in Europa, interviene col suo rituale interrogativo: “Scritto e orale, solo pratiche espressive o anche altro se di scuola e di Europa si tratta?”. Certamente sono più del semplice narrare in quanto connessi all’insegnamento e all’apprendimento; il parlare e lo scrivere come due modi dello stare in relazione, che hanno sempre rappresentato il valore aggiunto di ogni socialità attraverso due architetture alle quali assegnare tratti e finalità più o meno appropriate per ogni circostanza.

Vittorio Venuti (per la rubrica di Psicologia), propone “Lo sguardo accogliente e motivante dell’insegnante”, riflettendo sulla differenza tra il vedere e il guardare e sulla ricaduta che essi possono avere sugli allievi: si può vedere e non guardare, così come si può guardare e non vedere, ma tutti vorrebbero essere visti e guardati. Su questa scorta, ripensiamo ai ragazzi e alle ragazze che, ad un certo punto, per delusione in merito ai risultati scolastici o perché tormentati da un bullismo esasperato e devastante, esausti, trovano una via di fuga nel suicidio. Se, come si riconosce, ciascuno vive nello sguardo dell’altro, come anche le neuroscienze confortano in tal senso, qual è stato lo sguardo dei loro insegnanti?

Anna Armone per la rubrica la scuola nella giurisprudenza nel suo pezzo “Il docente molestatore” commento la sentenza della Corte di Cassazione del 17 luglio 2025, n. 19854 in cui è stato considerato legittimo il provvedimento di licenziamento nei confronti del docente per molestie verso una allieva. Il comportamento molesto a carattere sessuale, tenuto da un docente in danno di una minorenne, penalmente sanzionato, integra una condotta di tale gravità da rendere proporzionale la sanzione disciplinare del licenziamento.

Vincenzo Casella (per Sportello assicurativo) pone il problema della “Mancata denuncia di sinistro: rischi, obblighi e responsabilità”, riprendendo il caso di uno studente che subisce un infortunio, relativamente grave ma tale da comportare il ricovero ospedaliero. La situazione si complica perché la famiglia, che pur aveva prodotto alla segreteria il certificato INAIL, presenta la restante documentazione medica dopo più di un mese. La segreteria si premura di effettuare la denunzia all’Assicurazione integrativa, però la Società assicuratrice nega la presa in carico dell’assistito, perché è stata effettuata fuori dai termini previsti. Corretta la posizione all’Assicuratore? X

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